freiheyt 1525

All’inizio del 16° secolo furono la fede e la devozione a guidare le persone. La vita quotidiana di ogni individuo fu dominata da una stretta successione di giorni festivi e di riti, e la famiglia formava e influenzava fortemente, sia in città che nella campagna, le condizioni della vita sociale nella sua sfera privata. Al passaggio dagli scambi in natura a quelli in denaro seguì il crollo dei prezzi agricoli con un contemporaneo aumento del valore dei prodotti artigianali. Sebbene aumentassero gli sforzi delle autorità pubbliche per mantenere l’ordine, le tensioni sociali e i conflitti di parte raggiunsero una forza esplosiva. Di fronte a questa situazione i contadini vollero ottenere un miglioramento delle loro condizioni di vita attraverso la diminuzione dei tributi, il recupero della validità giuridica di diritti antichi e un rafforzamento dei comuni rurali.

Nel febbraio 1525 i contadini della città di Memmingen nella Svevia superiore redassero “I 12 articoli della comunità contadina” che legavano in un insieme le loro richieste sociali, economiche, giuridiche, politiche e religiose. I contadini in questo modo pretesero l’abolizione della servitù della gleba, l’eliminazione delle corvée e dei contributi, il ritorno alle antiche libertà e diritti così come l’elezione libera dei propri parroci. Gli articoli raggiunsero una grande diffusione in tutta l’area di lingua tedesca, divennero un modello per tante comunità e vanno ritenuti come una delle prime rivendicazioni, messe per iscritto, di diritti e di libertà umani.

Le insurrezioni ebbero inizio nel 1524 nella regione della Foresta Nera e si diffusero a sud e a nord. I centri erano nell’Alto Reno, nell’Alsazia così come nell’Alta Svevia, Wurttemberg, Franconia e Turingia. Questi eventi sovversivi non furono, tuttavia, il risultato di accordi trans-regionali. Fondamento e aiuto per la formulazione di pretese locali furono in molti luoghi, piuttosto, “i 12 articoli”. Il fallimento delle trattative provocò, come inevitabile conseguenza, lo scatenarsi del conflitto tra le parti; ci furono saccheggi, uso delle armi e varie forme di violenza. Il rifiuto dell’ubbidienza causò la reazione militare dei principi e terminò dappertutto con la soppressione, spesso sanguinosa, della rivolta.

Il teologo Thomas Müntzer si considerava un profeta e interpretò la rivolta nella prospettiva delle attese apocalittiche ed escatologiche. Considerava i contadini strumenti di Dio per ristabilire l’ordine cristiano, e per questo riteneva che, all’occorrenza, ricorrere a pratiche radicali fosse accettabile. Come predicatore carismatico accompagnò gl’insorti della Turingia alla battaglia di Frankenhausen e soccombé con loro il 15 Maggio 1525 ai principi. In seguito alla battaglia, Thomas Müntzer fu arrestato e giustiziato il 27 Maggio fuori dalla città di Mühlhausen. Fino ad oggi, sotto gli aspetti teologici e sociali, Thomas Müntzer rimane un personaggio controverso.

Gl’insorti già per tempo, fecero riferimento al movimento riformatore sorto intorno a Martino Lutero – le sue argomentazioni sembravano garantire la legittimità dell’insurrezione. I contadini nel sud del Regno approfittarono di queste, per pretendere l’abolizione della servitù della gleba. Una pretesa, che aveva in sé una immensa forza dirompente per l’intero ordine sociale dell’epoca. I ribelli nutrirono la speranza, che i nuovi maestri religiosi a Wittenberg fossero dalla loro parte, una speranza che, però, si rivelò infondata e falsa. Lutero aveva avuto in mente, nelle sue considerazioni, unicamente contesti teologici e in nessun caso la situazione della vita materiale e terrena dei contadini.

Molti dei contadini, coinvolti nelle rivolte, furono giustiziati oppure mutilati e puniti con la perdita di beni e la proscrizione. Comuni e città, che avevano appoggiato i rivoltosi, dovettero pagare grandi pene pecuniarie e furono, in parte, privati dei propri privilegi. L’armamento dei contadini fu proibito. L’esatto numero di morti da parte dei contadini non è stato tramandato - generalmente si suppongono ca. 70.000 vittime. Anche per numerosi castelli e monasteri le distruzioni ed i saccheggi furono devastanti. Quanto alle autorità, l’autocomprensione della loro signoria fu sconvolta fino al midollo, cosicché di fronte ai sudditi predominò per decenni una sfiducia di fondo.

La guerra dei contadini rimase ancorata nella memoria sociale come un avvenimento, che influenzò un’epoca. Interpretata soggettivamente, fornì, in tutti i tempi, argomenti da usare nelle dispute religiose, sociali o politiche. Già a partire dai riformatori di Wittenberg, prese l’avvio una ricezione degli avvenimenti, in parte carica di grande emozionalità e tendenziosità, che durò fino a quasi tutto il 20° secolo. Più tardi furono pregiudizi di stampo politico e ideologico a rendere difficile un discernimento corretto e chiaro delle circostanze di fatto. Le corrispettive interpretazioni e raffigurazioni si trovano negli scritti, nelle opere d’arte, nelle rappresentazioni oppure negli oggetti di uso quotidiano più disparati.